Un' intervista a don Mimmo Marturano, attuale vicario diocesano nonchè direttore della Casa della Carità e già parrocco di Scilla, in occasione del 20° anniversario della riapertura della Chiesa di San Rocco, per ripercorrere i momenti memorabili di quell'evento così atteso da parte dell'intera comunità.

 

Il 16 agosto del 1990 veniva inaugurata la Chiesa di San Rocco. Cosa ricorda di quei momenti?

E' stata una giornata molto attesa dalla comunità. Quello che era un atto ordinario di trasferimento della statua di san Rocco dalla Chiesa matrice, dove era stata trasferita per via dei lavori, alla sua Chiesa è stato vissuto dalla gente con grande entusiasmo popolare ed emozioni anche da parte di chi non aveva creduto a questa possibiltà.

Com'è stato il cammino verso la ricostruzione?

All'inizio per me è stata solo una preoccupazione perchè c'era un cantiere in sospeso pericolante, una ditta fallimentare e non si trovava un appiglio per ripartire. Bisognava recuperare la progettazione e riprendere le richieste di finanziamento per danni bellici, un capitolo di spesa che andava in esaurimento. Poi quando abbiamo ricostruito la pratica a finanziamento statale e ripreso la sensibilizzazione, tramite il comitato civico per la ricostruzione della chiesa, per sollecitare le libere offerte mensili per ciascuna famiglia, abbiamo potuto finire i lavori strutturali della chiesa e passare alle rifiniture.

La chiesa che vediamo adesso è come quella antecedente alla distruzione oppure ci sono state delle modifiche?

La chiesa di adesso risulta dal restauro di ciò che era rimasto dai danni bellici subiti. Tale restauro è stato  realizzato attraverso le offerte della popolazione sia residente a Scilla che negli Stati Uniti, in Canada e nelle altre nazioni di emigrazione. In particolare il comitato degli scillesi negli Stati Uniti ha offerto tutto il pavimento in marmo intarsiato, mentre il comitato del Canada l'altare. Un' abbondante gara di solidarietà ha sostenuto le restanti spese, mentre abbiamo avuto il finanziamento dell'Assessorato regionale dei Beni Culturali per il restauro e stucchi in gesso.  Rispetto a quello che c'era prima è stata aggiunta solo la volta a botte sull'aula della chiesa, che era caduta. Fu ricostruita tenendo conto della volta sia dell'abside sia della tradizione che collegava la chiesa con le chiesette in uso nel quartiere che erano dedicate a San Giorgio, san Sebastiano, San Marcellino e San Luigi. La facciata è tutta ricostruzione nuova, progettata dall'architetto Giannino. In aggiunta al disegno progettuale , sul timpano della facciata è stato collocato un bassorilievo dello scultore locale Mario Benedetto raffigurante San Rocco che guarisce i malati.

Cosa manca per essere definitivamente ultimata?

Mancano altri riquadri della facciata con altre scene della vita del Santo, di cui già si hanno i disegni.

Cosa rappresenta la Chiesa di San Rocco per gli scillesi sia residenti che emigrati?

Per il significato spirituale e per come è stata ricostruita, la chiesa rappresenta l'unità degli scillesi sia come identità culturale sia come capacità di collaborare per realizzare qualcosa per tutti.

 

Giusy Nuri

 

 

Ultimo aggiornamento ( Giovedì 26 Agosto 2010 20:06 )