Quando don Francesco mi affidò il mandato di seguire il corso di preparazione alla cresima lo accolsi come risposta ad una chiamata, comunicare il Gesù che incontro quotidianamente nella gioia, nel dolore, nella solitudine… amandolo, accogliendolo e condividendolo con chiunque. Un corso di preparazione alla ricezione del sacramento della confermazione è un corso particolare, che dovrebbe uscire dai consueti schemi didattici, e dovrebbe diventare per i partecipanti un momento favorevole, un’occasione privilegiata per fare una benefica sosta nella loro corsa affannosa e stressante contro il tempo; è un’opportunità unica per iniziare una seria indagine interiore, per andare a scoprire le vere ragioni che muovono le loro scelte quotidiane, per indagare sul fine della loro stessa esistenza e per interrogarsi sui tanti perché, che alimentano il loro stesso vivere.

“Perché ci siamo?”, “dove andiamo?”, “quale ruolo siamo chiamati a svolgere in questa terra?”, “qual’è il fine ultimo della nostra esistenza?” sono domande che esigono una risposta seria e che impegnano tutti a fare una ponderata indagine per analizzarsi a fondo e fare il punto della propria situazione di cristiani, alla luce della Parola di Dio.

Un corso di questo tipo, dunque, deve tendere principalmente a raggiungere questo primo obiettivo: spingere i partecipanti verso un’attenta riflessione sulla precarietà del mondo e dell’uomo per poi invitarli a fare un serio percorso, attraverso la conoscenza di Cristo Gesù, la rivelazione del Padre, verso la scoperta di Dio stesso, fonte della nostra felicità, di un Dio che ci ama e che è presente nella storia e nella vita di ciascuno di noi.

Dopo i primi incontri di conoscenza per capire quali fossero le lacune dopo un periodo di stasi nel cammino di fede, una nuova tappa nella loro vita è iniziata, li aspetta, li chiama, li invita a riprendere il cammino, a spingere i loro passi “tra i rovi e l’erba alta”, senza rimanere seduti ad aspettare, ma essere sempre pronti a mettersi sulla barca della vita. E’ la tappa della riscoperta della loro fede in Cristo, una riscoperta perché ogni “Battezzato in Cristo” non vive più per se stesso ma per Cristo.

Una tappa importante di questo percorso vissuto fino ad oggi è stato il ritiro quaresimale che questi giovani hanno vissuto il 15 marzo nella chiesa di Porto Salvo sul tema della riconciliazione . Attraverso l’ascolto e l’accoglienza della “la parabola del figlio al prodigo”, abbiamo ripercorso le tappe della condizione umana:  dal peccato che ci allontana dall’amore di Dio al toccare il fondo, fino al ritorno dal padre, riconoscendo la sua misericordia per ricevere il suo perdono attraverso il suo abbraccio misericordioso. E ‘ stato importante il momento delle confessioni individuali perché vissute come un forte evento di grazia e un trampolino di lancio per ripartire nel cammino di fede personale e di riscoperta che dio ci ama così come siamo con i nostri limiti .

Forse molti sono stati “spinti” dai genitori, altri perché devono sposarsi, altri ancora per “togliersi il pensiero”; tutte motivazioni diverse e “umanamente” valide. Ma se al termine di questi incontri e dopo la celebrazione della Cresima, noi tornassimo ad essere “cristiani anonimi” sarebbe stato tutto inutile e gli “effetti” della pienezza dello Spirito Santo non si vedrebbero perché lo Spirito non violenta la nostra libertà né ci obbliga ad essere e a fare ciò che la nostra volontà non vuole. Invece qualsiasi sia la nostra motivazione, dobbiamo “mutarla” nel corso dei nostri incontri perché questo itinerario deve portarci ad “AMARE” Colui del quale forse conosciamo poco o solo quello che abbiamo sentito da altri.

Pina Vita

 

 

Ultimo aggiornamento ( Domenica 28 Marzo 2010 19:44 )