Ogni anno questo periodo quaresimale, tempo di riflessione e di riconciliazione è caratterizzato da due solennità che sembrano interrompere il cammino di preparazione alla Pasqua di Resurrezione di Cristo. Le due solennità sono strettamente legate a Gesù, riguardano due Si, si con la S maiuscola che hanno accolto la venuta di Cristo.

Uno è il Si di Maria quando l’angelo Gabriele (25 marzo) le Annunziava che Dio l’aveva scelta per donare suo figlio all’umanità. L’altro è il Si di Giuseppe, che fidandosi di Maria e della grande sua fede, accettò di fare da padre e crescere il figlio di Dio.

Come molti non sanno la devozione verso la Santa Vergine, o verso i Santi nasce o da eventi particolari come apparizioni, prodigi, ecc, o da devozioni personali nate da esperienze di fede dove la Santa Trinità si manifesta attraverso un Santo particolare. In questo caso il Santo è del tutto particolare perché è San Giuseppe, colui che è stato chiamato a fare da padre a Gesù, ed essere Custode della Santa Famiglia. Questa devozione si deve a Don Giuseppe Bova prete di Scilla, il quale aveva una profonda Fede nel Santo Patriarca che lo portò ad innalzare un altare in suo onore, nell’antica chiesa della SS Annunziata a Chianalea, chiesa del convento dei padri Crociferi, e stabilì che alla sua morte egli fosse sepolto accanto all’altare di San Giuseppe e così avvenne nel 1783.
Nel 1750, anno Santo, due fratelli Giacomo e Nunzio Matrà, insieme alla loro ciurma vivevano un periodo di difficoltà dato che da molto tempo non riuscivano ad avere un buon pescato. Sicuri di essere ascoltati, innalzarono preghiere a San Giuseppe affinché li aiutasse in questa difficoltà. Il Santo Patriarca ascoltò le preghiere dei suoi devoti e gli stessi fecero una pesca così fruttuosa che decisero di fare una statua da portare in processione. Quest’incarico fù dato al Canonico Ingegneri,
così ebbe inizio nell’anno Santo 1750 la devozione popolare a San Giuseppe. Ogni anno nel mese di marzo la comunità scillese si è sempre riunita nella chiesa del Santo come in un pellegrinaggio, dove ognuno andava a trovare San Giuseppe, a fare la novena, a stare davanti al Santissimo che durante i giorni della festa veniva esposto per l’adorazione. Si in pellegrinaggio!! Perché non conta la durata o la lontananza del luogo dove sorge la chiesa ma è la predisposizione dell’animo. Oggi, sulle orme di chi ci ha preceduto nella fede, incontriamo in questo periodo quaresimale San Giuseppe. Per molti è l’occasione per riconciliarsi sia con Dio, che con il prossimo, tutti insieme in un incontro corale. È un' occasione di vita parrocchiale, col fine di conoscersi, e far incontrare Cristo e la sua chiesa a tutti gli ambienti sia lavorativi che culturali che giovanili di Scilla. Oltretutto questa è un’occasione per le famiglie di ritrovarsi nel nome di San Giuseppe, incontrarsi stare insieme anche con i parenti lontani che per l’occasione ritornano in famiglia, creare comunione anche con chi è lontano ma non gli è possibile ritornare ma con il pensiero e l’animo è nel suo paese.

Certo è che vivere l’esempio di un Santo non è facile, e di un Santo come San Giuseppe non lo è per niente…. l’invito del Santo Patriarca è di vivere la fede con mitezza d’animo, di essere compassionevoli , non cercare il proprio interesse, o gli elogi del popolo, di vivere nella riservatezza del proprio intimo il rapporto e i doni che Dio ci elargisce nella fede, di saper accogliere il bambino Gesù, e la croce sulla quale dovrà essere innalzato, ma soprattutto fidarci di Dio, di Cristo e della Sua Chiesa

Costantino Alfonzetti