''La pace inizia rispettando chi è diverso. Deponiamo tutte le armi per un mondo più degno dell'uomo'' . Questo è l'appello lanciato da Benedetto XVI nel messaggio per la giornata della Pace 2010, dal titolo“Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato”. La pace ''incomincia da uno sguardo rispettoso, che riconosce nel volto dell'altro una persona, qualunque sia il colore della pelle, la sua nazionalità, la sua lingua, la sua religione''. Un rispetto che, secondo il Santo Padre, deve nascere da una riflessione sul ''volto di Dio e dell'uomo'', ''via privilegiata che conduce alla pace''. Nel giorno dedicato a Maria, Papa Ratzinger sottolinea che l'icona della tenerezza della Madre di Dio ''trova il suo tragico contrario nelle dolorose immagini di tanti bambini e delle loro madri in balia di guerre e violenze: profughi, rifugiati, migranti forzati. Volti scavati dalla fame e dalle malattie, volti sfigurati dal dolore e dalla disperazione. I volti dei piccoli innocenti sono un appello silenzioso alla nostra responsabilità''.

L'appello alla responsabilità dell'uomo viene invocata anche per la salvaguardia del creato e dell'ecologismo, tema fondamentale del messaggio, che risuona molto attuale all'indomani della Conferenza del clima di Copenaghen, dove è emerso con chiarezza tutta la difficoltà a trovare risposte condivise all'emergenza ambientale. Alcuni passaggi sono assolutamente unici e se ascoltati, potrebbero rendere davvero efficace il summit dell'Onu. Benedetto XVI sottolinea infatti che per la cura dell’ambiente occorre una conversione, un cambiamento di mentalità: cambiare gli stili di vita, rendendoli più sobri ; modificare il nostro modello di sviluppo, mirante troppo spesso a “miopi interessi economici” senza cura per il creato; vivendo una solidarietà “che si proietti nello spazio e nel tempo”. In una parola: il problema della salvaguardia dell’ambiente è un problema morale. Per questo, “l’umanità ha bisogno di un profondo rinnovamento culturale; ha bisogno di riscoprire quei valori che costituiscono il solido fondamento su cui costruire un futuro migliore per tutti. La questione morale non è solo un problema di dottrine o di tecniche: essa deriva da una concezione più profonda e più vera dell’uomo e di Dio. Nella misura in cui la persona umana si scopre “creatura”, legata a Dio, allora scopre di essere “custode” e non “padrone” del creato, attento coltivatore e non cieco “sfruttatore” della natura.

Un messaggio chiaro e forte quello del Papa, che richiama la responsabilità dei potenti del pianeta ma anche di ognuno di noi. Anche don Francesco nella sua omelia durante la messa di ringraziamento di fine anno, ripercorrendo i passaggi essenziali del messaggio del Santo Padre, ha invitato l'assemblea a recuperare il valore dell'essenzialità, a fuggire dall'avidità e dalla corsa ad avere sempre di più, mentre nei cuori “galoppa l'infelicità”.

Giusy Nuri