Il Senso dell'Adorazione
Noi Cristiani riconosciamo che solo Dio è degno della nostra Adorazione e ne da conferma l’Apostolo Giovanni quando, nel Libro dell’Apocalisse al capitolo 4 scrive: «Tu sei degno, o Signore, di ricevere la gloria, l’onore e la potenza, perché tu hai creato tutte le cose e par la tua volontà sussistono».
Per capire più in profondità il senso dell’Adorazione, riflettiamo sull’etimologia del termine, facendoci guidare dalle stupende parole pronunciate dal Santo Padre Benedetto XVI lo scorso 13 Marzo 2009: «La parola greca “proskýnesis” indica il gesto di sottomissione, il riconoscimento di Dio come nostra vera misura, la cui norma accettiamo di seguire. La parola latina “adoratio”, invece, denota il contatto fisico, il bacio, l’abbraccio, che è implicito nell’idea di amore. L’aspetto della sottomissione prevede un rapporto d’unione, perché colui al quale ci sottomettiamo è Amore. Infatti, nell’Eucaristia l’adorazione deve diventare unione: unione col Signore vivente e poi col suo Corpo mistico».
Da ciò si denota che l’Adorazione implica un’immensa venerazione nei confronti di Dio, dalla quale scaturisce un profondo senso di sottomissione e di rispetto; l’Adorazione diventa dunque motivo di gioia e occasione privilegiata per conoscere il nostro Signore ed intrattenersi in dialogo con Lui, al fine di instaurare una relazione intima che preveda un culto di Adorazione non occasionale ma assiduo.
L’uomo è per sua natura una creatura “adorante” del Creatore, perchè proiettato e aperto al Trascendete, al Soprannaturale.
Sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento troviamo infatti dimostrazioni di come Dio desidera instaurare, rinnovare o mantenere patti d’alleanza con le sue creature. Ne è l’esempio l’Apostolo Giovanni che, nel suo Vangelo, ci propone la scena dell’incontro tra Gesù e la donna Samaritana, come emblema di questa antica e nuova Alleanza stipulata tra l’uomo e Dio stesso.
In questo episodio Gesù manifesta la volontà del Padre di essere adorato in “Spirito e Verità” perché “il Padre cerca tali Adoratori; Dio è spirito, e quelli che Lo adorano devono adorarlo in Spirito e Verità”. In queste poche parole è racchiuso il vero ed unico senso della nostra vocazione: Adorare Dio sopra ogni cosa, perché solo a Lui spetta tale dignità.
Gesù porta la donna a prendere coscienza della sua vera vocazione, tanto da annullare la problematica del luogo, perché Gesù stesso afferma l’universalismo: non è più importante dove adorare, quello che diventa importante è Adorare Dio.
Il realismo con il quale l’episodio è narrato dall’evangelista è una perfetta illustrazione del significato del prologo giovanneo (Gv 1,14). «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi». Quella Parola, presente col creatore fin dai primordi (cfr. Prov 8) e discesa sulla terra (cfr Sir 24,22), è il Figlio di Dio entrato nel tempo degli uomini sotto forma di uomo.
Egli è l’uomo che, chiedendo acqua per dissetarsi, è capace di offrirne a sua volta: Egli offre un’acqua che non si esaurirà mai me che è sorgente di vita eterna (Gv 4,10-14).
La Samaritana alla richiesta del Cristo di bere, è perplessa: «Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani.Gli occhi penetranti del Cristo, entrano nell’animo della donna peccatrice: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna. Sono io che ti parlo: il Messia», e così avviene la conversione della donna.
Con questa solenne proclamazione messianica, Gesù dichiara di essere Colui che compie le attese dei Samaritani e quindi anche le nostre! Egli è il Profeta, il Rivelatore, il Restauratore del vero culto!
Come prima dell’arrivo della donna i discepoli si erano recati in città, così ora, al ritorno di essi, è la donna stessa che se ne va. La samaritana va a portare l’annuncio di Gesù ai suoi concittadini: un annuncio fatto di speranza, di vita, di novità.
La Samaritana ha fatto proprio questo: si è lasciata trasformare, ha riconosciuto in Gesù il suo Signore; a lui ha chiesto l’acqua che disseta la sete di essere amati; si è dissetata restando alla sua Presenza e ascoltando la sua Voce;
Lo Spirito, che l’ha ormai pervasa, la spinge a riconoscere il suo Maestro e ad annunciare a tutto il suo popolo questa grande novità senza temere giudizi o derisioni.
Mariella Laganà, Giuseppe Fava, Lucrezia Pontillo
Ultimo aggiornamento ( Martedì 25 Agosto 2009 06:12 )