Angelo Lodigiano, 15 luglio 1850 - Chicago, 22 dicembre 1917

Fondatrice delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù

Beatificata da Papa Pio XI il 13 Novembre 1938

Canonizzata da Papa Pio XII il 7 luglio 1946

L'8 settembre 1950 lo stesso Pio XII

la proclama Patrona Universale degli Emigrati

Francesca Cabrini nacque a Sant’Angelo Lodigiano il 15 Luglio 1850 e, nello stesso giorno, ricevette anche il Santo Battesimo; decima di undici figli, si distinse sin da subito per la forte fede, attinta dai genitori, Agostino e Stella Oldini.

Questi, umili agricoltori, furono animati da una profonda religiosità ed in particolare la madre fu, per la piccola Francesca, un autentico modello di vita cristiana; ella rimase sempre colpita dal suo atteggiamento che non lasciava passare giorno senza prima aver pregato mattina e sera; ciò si infuse profondamente nel suo animo e ne trasse vantaggio, forgiandosi così ad una vera e propria “scuola di Santità vissuta”.

Oltre alla famiglia fu la Parrocchia di Sant’Angelo a dare un forte impulso alla fede di Francesca, imprimendo in lei l’ansia per l’Opera delle Missioni e l’Amore per il Sacro Cuore di Gesù; questi due pilastri divennero, per la Cabrini, capisaldi della sua spiritualità e, in seguito, anche elementi distintivi del carisma che portò avanti come Fondatrice. In questo clima fu di elevato spessore, spirituale e morale, la figura di Padre Dedè, parroco e successivamente anche suo Padre Spirituale che, riguardo gli orientamenti spirituali, spesso le consigliava con saggezza: «Parlane con il tuo Gesù!».

Tappa fondamentale della sua vita fu il giorno della Cresima, l’1 agosto 1858, nel quale, a soli otto anni, sperimentò la speciale grazia di sentirsi sedotta da Dio, per dirla con le parole del Profeta: “Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto forza ed hai prevalso” (cfr Ger 20,7). Qualche anno dopo, ripensando a quel giorno, scrisse: «Mi sembrò di essere fuori da questo mondo, avevo il cuore pieno di gloria. So che era lo Spirito Santo».

Un anno dopo, poté ricevere anche la Prima Comunione, incorporandosi intimamente al suo Signore e accrescendo ulteriormente la sua fede; realizzò poi un altro grande desiderio: entrò infatti nelle Figlie di Maria, scegliendoLa, come unica Madre ed Educatrice della sua vita.

Nella giovinezza si trasferì poi ad Arluno, dove frequentò la scuola per conseguire il diploma di maestra; fu proprio qui che approfondì la devozione al Cuore di Gesù e poté scoprire l’immensità dei suoi doni. Tutto ciò le fu permesso grazie alla presenza delle Figlie del Sacro Cuore che gestivano la scuola e, amorevolmente, seguivano le ragazze.

Sentendosi sempre più attratta dal Divin Cuore, chiese alla Madre Generale di poter fare parte della Congregazione ma ricevette un rifiuto; questa infatti, temeva per la precarietà e fragilità della sua salute e la licenziò con queste parole: «Tu sei chiamata a fondare un altro Istituto, che porti nuova gloria al Cuore di Gesù». All’insaputa dei progetti di Dio, queste parole si rivelarono profetiche!

Colleggio di Arluno

Non potendo essere religiosa, si sentiva comunque “Sposa di Cristo” tanto che, a 13 anni, fece voto di verginità e lo rinnovò ogni anno, proprio ad indicare la sua forte aspirazione di appartenere al Signore. Conseguito il diploma di maestra, tornò a Sant’Angelo dove fu protagonista attiva della vita parrocchiale, in particolare animò con grande zelo l’Associazione per il Culto al Cuore di Gesù ed ispirò, con altrettanta dedizione, l’Associazione per l’Adorazione Perpetua al Santissimo Sacramento.

Il 1870 fu un anno che segnò molto la sua vita, infatti perse entrambi i genitori; il padre, affetto da una grave malattia, morì il 22 febbraio, la madre, anch’essa fragile e di salute precaria, venne a mancare il 29 dicembre.

L’anno seguente, la giovane Cabrini, dopo la Consacrazione della Parrocchia al Sacro Cuore di Gesù, abbandonò il paese natio e si trasferì a Vilardo, dove insegnò come maestra; qui fu l’autrice di una vera e propria “conversione”. Il Sindaco del Paese infatti, ostile alla Cristianità e contrario all’insegnamento della Religione Cattolica nella Scuola, dopo un incontro speciale con la Cabrini, cambiò orientamento di vita e modellò tutto sui principi religiosi. Nel 1872, un’epidemia di vaiolo, mise in seria difficoltà l’intera provincia di lodi e Francesca, dopo averlo contratto, risultò miracolosamente guarita, non rimanendo in lei alcuna traccia della malattia.

Nel 1873 si trasferì ancora da Vilardo a Codogno dove, le furono assegnate le sorti di un orfanotrofio che versava in difficili condizioni economiche ma anche e soprattutto necessitava di una guida.

Istituto di Codogno

Il Vescovo di Lodi infatti voleva che questo fosse gestito da una famiglia religiosa, ma, le signore che portavano avanti l’amministrazione, non ne volevano sapere di vocazione e vita religiosa, ed ecco che l’orfanotrofio tornò in mano alla Diocesi in attesa di una nuova direzione. A sciogliere il nodo della questione ci pensarono Padre Giulini e Padre Serrati, entrambi conoscevano molto bene Francesca e la sua ispirazione a diventare religiosa e pertanto, qualora avesse accettato, si sarebbero risolti i problemi dell’orfanotrofio e, Francesca, sarebbe finalmente potuta diventare religiosa. In un primo momento ella rifiutò la proposta, perché tormentata dall’idea di diventare una Missionaria, ma successivamente, su consiglio di Padre Dedè, accettò l’incarico: era il 13 agosto 1874 quando varcò la soglia della Casa della Provvidenza.

Camera di Codogno

All’interno i problemi non mancarono tuttavia Francesca, assieme ad altre cinque sorelle, prese l’abito ed iniziò il noviziato, divenendo anche maestra delle novizie; per l’occasione volle aggiungere al suo nome quello di Saverio, in memoria e come forma di devozione verso il Patrono delle Missioni: San Francesco Saverio, col quale condivideva l’ardore missionario ed il desiderio di voler andare in Cina per evangelizzare i popoli; diceva alle consorelle: «Abbiate pazienza, verrà il giorno in cui andremo in missione. Questo è il premio, quello che ci dà animo; il motivo per prepararci alla vita religiosa con una virtù forte, virile, con un grande spirito di sacrificio».

Terminati gli anni del noviziato, nel 1877, alle’età di 27 anni, la giovane Francesca Saverio emise i voti perpetui, facendo così la professione religiosa; per l’occasione il Vescovo la nominò Superiora della Casa ed ella accettò, ancora una volta, il nuovo incarico affidatole, in spirito di sottomissione alla volontà di Dio, dalla Chiesa. Così ricorda il giorno della professione religiosa: «Allora abbiamo sperimentato come sia bello e glorioso consacrarsi al Signore, a quell’amato Gesù che da tanto tempo ci aveva scelto. Gustammo la dolcezza ineffabile della vita religiosa; la nostra anima fu colma di carismi e ricevette un nuovo battesimo di puro fuoco divino. La gioia dello Spirito Santo, che ci aveva allietato con abbondanza nel giorno stupendo della Cresima, si diffuse copiosamente per colmare di celeste gioia il nostro cuore».

Volendo il Vescovo Gelmini liberare Suor Francesca Saverio da una situazione che le stava stretta e che, nonostante le umiliazioni e le sofferenze, accettò in santa obbedienza, decise di concedere alla Madre Cabrini ciò che aveva da sempre desiderato: «Desideri farti missionaria; ora il tempo è maturo!». Le disse che poteva fondare una nuova Congregazione, con carisma proprio e secondo le sue personali inclinazioni; la Madre, con molta umiltà le rispose: «Cercherò una casa … ».

Si compiva finalmente la volontà del Signore e iniziava a prendere forma il progetto che il Divin Cuore aveva da sempre pensato per Suor Francesca Saverio e le altre consorelle; era il 14 novembre 1880 quando, all’interno di una antico Convento Francescano, nacquero le Missionarie del Sacratissimo Cuore di Gesù che, secondo l’aspirazione della Madre Fondatrice dovevano essere mondiali e “partecipare dell’ampiezza di questo Cuore divino che tutto abbraccia, tutto comprende, tutto anima, tutto unisce e concentra vicino a Sé”.

A Maggior Gloria del Santissimo Cuore di Gesù (A.M.G.SS.C.J.)

Al momento della fondazione, la Congregazione non disponeva di nulla, aveva però al suo interno, come cuore pulsante, quello che Madre Cabrini riteneva l’essenziale: una Cappella che custodiva il Santissimo Sacramento! Questa era dominata da un’immagine del Sacro Cuore, regalo personale di Monsignor Gelmini alla Madre Fondatrice che, successivamente, divenne segno distintivo delle altre case “cabriniane”: «Sopra l’altare delle nostre case va sempre collocata l’immagine del Sacro Cuore, di cui le missionarie sono vittime volontarie, e la cui vista deve ispirare il sacrificio e la vera santità».

Il segreto di tanta forza e determinazione da parte di Suor Francesca Saverio, stava tutto in una frase dell’Apostolo Paolo: “Posso tutto in Colui che mi da forza”; il Colui in questione era il Cuore di Gesù, l’Amato della sua anima, come lo sposo cantato dal Cantico dei Cantici. Questo Sposo speciale le concesse una grazia particolarissima, sperimentata solo da pochissime mistiche tra cui Santa Margherita Maria Alacoque, Santa Gertrude e Santa Teresa d’Avila e nota come “cambio del cuore”; ella stessa racconta questa sua personalissima esperienza facendolo però in terza persona: «Mentre un’anima si consolava in santi affetti verso Gesù, Egli le mostrò il suo amatissimo Cuore dicendole: “Amata mia, il tuo cuore è mio, lo voglio in perpetuo per me, te lo strappo dal petto perché in futuro tu possa agire soltanto con il mio”. E così dicendo quell’anima sentì il cuore che le veniva strappato dal petto con grande forza, e in seguito, per più di un anno, ebbe insolite palpitazioni di cui i medici non sapevano cosa dire. Da quel momento anche quell’anima si sentiva illanguidire d’amore per il suo Amato, soprattutto ogni volta che era di fronte all’immagine del Sacro Cuore, che sembrava guardarla e parlarle teneramente».

Madre Cabrini capì che il Divin Cuore le riservava un progetto grande per lei e le consorelle, quando, il 10 gennaio 1889 fu ricevuta in udienza da Papa Leone XIII che le chiese di recarsi negli Stati Uniti a prestare assistenza agli emigrati italiani recatisi lì in cerca di migliori condizioni di vita; la Madre non diede subito una risposta perché tormentata dal desiderio struggente di recarsi in Cina e perché lacerata dal timore di esporre le consorelle a ingenti pericoli di un mondo a loro sconosciuto. E così, il suo buon Gesù, mentre pregava, le venne ancora in aiuto, offrendole la risposta a questo dilemma: «Stavasi un’anima tribolata per non sapere che decidere sull’accettare o no un’opera di grande gloria di Dio nel timore di esporre troppo a pericoli le sue suddite, quando, nel medesimo dell’amarezza, mentre supplicava caldamente nostro Signore esposto sull’altare a darle lume chiaro, vide la Santa Ostia trasformarsi in una gran luce e posarsi sopra un globo che rappresentava il mondo. Indi il globo venne girando innanzi agli occhi di quella persona mostrandogli con vivi sentimenti intimi il Signore le immensità dei luoghi in cui doveva portare l’opera sua per la di Lui gloria».

Ricevuta consolazione all’anima, il 23 marzo 1889, partì alla volta degli Stati Uniti: è il primo di una serie di viaggi che la videro traghettare la vastità dell’Oceano come se fosse “la strada dell’orticello di casa sua a Sant’Angelo”. Ancora una volta il suo Amato la consolò: «un’anima temeva nel dover intraprendere un viaggio lungo di molti giorni sul mare (…) quando le si fece vedere il Cuore Santissimo di Gesù, bello e maestoso in abito bianchissimo che, mettendo la mano al Cuore suo adorabilissimo, le mostrò il monogramma del Suo Santissimo Nome, ivi dipinto in vivo Sangue, dicendole: “Và, che con questo Nome nel quale hai tanta fede, sarà benedetto il tuo viaggio e l’opera tua”. Ne rimase molto incoraggiata quell’anima e fece una fervorosa comunione di ringraziamento nella quale sentissi ispirata a tanti begli atti di santo amore».

Viaggi Missionari di Madre Cabrini

Il Carisma “cabriniano” è dunque del tutto originale nella Chiesa Cattolica e sgorga dall’infinito amore verso il Cuore Sacratissimo: la chiave d’accesso è conoscere e amare il Cuore di Gesù perché si possa essere disponibili nei confronti di chi si trova in stato di bisogno.

Il Cuore di Gesù,

"palpitante" nella Santissima Eucaristia

Innamorata dell’Eucaristia, trascorreva molto tempo dinanzi al Tabernacolo e, molto spesso, faceva esperienze mistiche come raccontano le consorelle stesse: «Una volta, credendo che si sentisse male, le portai un bicchiere d’acqua e dovetti chiamarla due o tre volte e scuoterla anche un poco e neppure si accorse della mia presenza. Restai in ginocchio al suo fianco impressionata di vederla raggiante nel volto, con le mani giunte e con gli occhi fissi nel Tabernacolo. Dopo oltre quindici minuti si accorse della mia presenza e dicendole io che le avevo portato un pò d’acqua, perché forse si sentiva male, Ella mi rispose: «Cosa dici figliuola? Sto preparandomi a ricevere Gesù: preparati anche tu». Era la notte di Natale del 1903 quando mi fu dato osservare il fatto riferito».

Riguardo il suo intimo rapporto con l’Eucaristia, non rimasero testi scritti, quello che possiamo ricavare ci viene dalle “Relazioni” dei suoi viaggi; in esse parla spesso del Santissimo Sacramento e invita le sue figlie a non trascurare Gesù Sacramentato.

In uno dei suoi primi viaggi, non potendo giungere a terra per partecipare alla Santa Messa e nutrirsi del suo “amato”, sentì forte il peso di sì “grande digiuno”: «Noi credevamo di arrivare in tempo a fare la Festa di San Giuseppe; invece dovremmo passarla in mare, senza Messa, senza Comunione. Ora incominciamo a sentire l’austerità di sì gravoso digiuno. Oh! Se possiamo arrivare a terra, certo non cercheremo prima il Confessore, ma un prete che ci comunichi. Intanto ci serve di preparazione ad una buona Comunione lo spettacolo che ci si presenta continuamente allo sguardo, opera tutta di Colui che con tant’ansia bramiamo accogliere nel piccolo santuario delle anime nostre […] Quindi anche stavolta dovremmo fare tutto il nostro viaggio senza il conforto di una santa Messa e di una Comunione. Pazienza, è il Buon Gesù che vuole, sappiamo tenercelo da conto quale da ultima volta venne in noi come viatico».

Ripensando all’Istituzione dell’Eucaristia, così scrive: «Gesù parlò e disse: “Prendete e mangiate, questo è il mio Corpo; Prendete e bevete, questo è il Sangue mio”. Disse e il Sacramento veramente e realmente è fatto. Con le parole della Consacrazione proferite in nome di Gesù, dal sacerdote celebrante, il Santo sacrificio, il pane si converte o si transustanzia, nel corpo di Gesù, e tanto il Corpo quanto il Sangue di Gesù si contengono sotto le specie o accidenti del pane e del vino. […] Restando i soli accidenti di questi come tanti veli di amore e di sapienza per nascondere ai nostri materiali sguardi Gesù Glorioso, Presente per dare a noi materia di fede, fiducia e coraggio nell’accostarci a riceverlo nel nostro Cuore».

Così considera la Santa Comunione: «Nella Comunione il fine dell’amore è raggiunto, Dio è nell’anima sacramentalmente; quale momento ineffabile! Dio la tocca, la stringe al suo seno, e vedendo e contemplando la sua immagine si delizia. Oh Dio, oh, anima! Quale unione! L’anima è in Dio, Dio è nell’anima! L’anima rimane in Dio, Dio nell’anima! […] Oh! Sapessimo sempre apprezzare il vantaggio della Santissima Comunione, quanto sarebbero maggiormente fervorose, raccolte, fatte bene, e quanti bei meriti ci raduneremmo! Poiché in esse è lo steso Cristo Sposo amatissimo delle anime nostre che opera in noi, che ringrazia in noi, che fa tutto in noi, per la Sua Gloria».

La Madre Cabrini percepiva, celato nei veli eucaristici, il Cuore trafitto del Suo Salvatore, palpitante e squarciato d’Amore per l’umanità; nell’agosto del 1890, sempre in corso di viaggio, così raccomanda: «Andate spesso, figlie mie dilette, ai piedi di Gesù in Sacramento, mirate quel Cuore divino; egli è il nostro conforto, la nostra via, la nostra vita. Ascoltatelo con grande fede e divozione, Egli vi dirà tutto quello che io desidero da voi».

Spesso, mentre si trovava in viaggio, era solita “unirsi in ispirito” alle consorelle rimaste in Italia, proprio nel momento in cui queste facevano l’Adorazione Eucaristica: «Il tempo continua bello, sereno; il mare è tranquillo, pacifico come una bella tavola azzurra, l’aria è leggera, soave, riconfortante; tutte le Sorelle si sentono bene e in questa placida calma fu di tutte il primo pensiero di mettersi a fare un pò di meditazione, unendosi in ispirito alle loro sorelle d’Italia, che proprio in quest’ora stanno in ogni casa facendo l’Adorazione al Santissimo Sacramento. Una di noi, che desiderava assai di trovarsi per un momento vicino al Tabernacolo, vide in sogno una gran processione di Santi, che venivano con Gesù a consolarla nel suo grande desiderio».

E il giorno di Santa Teresa d’Avila, a lei molto cara, scrisse: «Oggi siamo al 15, giorno di Santa Teresa, e questa cara Santa che ne ha passate di ogni genere ed ha fatto lunghe e dolorose esperienze delle pene, concede a noi una giornata splendida, un cielo sereno, un orizzonte vastissimo, un mare calmo, tranquillo, di un azzurro incantevole, un’aria balsamica, pura, leggera; insomma, stando sopra coperta par di essere alle porte del Paradiso, da dove viene a noi un conforto soavissimo, per farci in qualche modo della grande e bella festa che Gesù fa oggi alla sua diletta sposa, Santa Teresa. Non vi è un prete sul bastimento, non una Messa, ma abbiamo ben potuto meditare e comunicarci spiritualmente con fede. Oh! Ben aveva ragione quell’avventurata prigioniera di gioire al pensiero, che almeno una volta aveva albergato il Buon Gesù nel suo cuore; ed entrando nel mistico Tabernacolo dell’anima sua, godeva come se allora, allora tenesse lì vivo il Diletto dell’anima sua. Noi, ben più fortunate, l’abbiamo tante volte ricevuto».

E ancora, durante un viaggio lungo molti giorni, riportava: «Intanto il nostro occhio spingevasi in quella terra per scorgere qualche campanile, onde salutare con doppio slancio Gesù, vivo nel Sacramento, nel tempo stesso in cui tante nostre sorelle stavano facendo l’ora di Adorazione, essendo venerdì. Oh voi fortunate, figlie carissime, che vi trovate a tu per Tu col vivo centro della vita nostra, voi beate che ascoltate i suoi palpiti e la calorosa sua Parola dopo la quale sentite in voi stesse una forza grande, un bisogno potente di corrispondere all’Amore del vostro Diletto. […] Nel segreto dei santi Tabernacoli, l’Amoroso Cuor di Gesù, sta osservando tutti i nostri bisogni e per aiutarci, non aspetta altro che di vederci ai suoi piedi, molto fiduciose, per unire le nostre preghiere alle sue».

Nella sua spiritualità, eminentemente eucaristica, punto di forza è sicuramente la volontà di essere anima riparatrice: ella fece voto di “vittima” e sin da subito volle offrirsi, con Gesù e per Gesù, in sacrificio espiatorio per i peccati dell’umanità. La sua non fu soltanto una “riparazione contemplativa” bensì una “riparazione attiva”: partendo dall’assunto che il peccato commesso contro Dio ha anche delle notevoli conseguenze sul tessuto sociale, vede la vita missionaria come unica via per ristabilire l’assetto sociale, per riportare ordine dove c’è caos, libertà dove c’è prigionia, dignità dov’è c’è povertà, in una sola parola ristabilire Cristo dove c’è assenza di Dio.

La "riparazione attiva" di Madre Cabrini, che nasce da una vita principalmente contemplativa e ascetica, si traduce poi in germe di carità e seme di umanità.

Missione di Dubbo in Etiopia

Pratiche molto care, alla Santa lodigiana, erano i Primi Venerdì del Mese, l’Ora Santa, nella tra giovedì e venerdì, e soprattutto l’Adorazione Eucaristica Riparatrice, della quale scriveva: «Oh, mio Gesù, mi strazia l’animo quel profondo tuo penar, voglio ripararti, voglio ripararti ad ogni costo. Fa che riesca a far presto quelle opere che ti devono riparare dai tanti oltraggi che ricevi dagli ingrati peccatori. […] Che pena o Gesù, a non vedere tutti prostrati dinnanzi alla tua infinita Maestà! Che pena al cuore quando con gli occhi miei propri vedo che tutti non ardono per Te, che tutti non amano solo Te, ma gli dei delle loro mondane passioni! Mio Gesù, io intendo di adorarti per tutti … amarti e benedirti per tutti! Mio Gesù mi offro vittima del tuo Divin Cuore per tutti».

«Una volta il buon Gesù percorreva le contrade della Galilea e con uno dei suoi divini sguardi traeva le anime a seguirlo; ora è il suo spirito che aleggia in ogni paese e con quel suo Cuore Amatissimo molti infiamma ed attira alla sua sequela. Oh mio Gesù, quanto sei buono! Io non cesserò mai di parlare di Te e del tuo Divin Cuore! Io non sarò mai stanca di predicare le tue lodi, perché tu sorgi ogni giorno, più come viva luce e, guisa di lampo ardente, corri quel vero gigante in ogni paese, illumini le anime, accendi i cuori e soavemente li spingi ad entrare nel bel grembo della tua Chiesa e seguirti molto da vicino».

Il segreto della Santità di Madre Cabrini sta in una semplice intuizione: ha capito di essere oggetto dell’Amore infinito di Dio e si è lasciata amare da Lui!

Per sperimentare tutto ciò, facciamo nostro l'invito di "correre" alla Sorgente dell’Amore, l'Eucaristia: «Corriamo spesso al Tabernacolo come il cervo assetato corre al fonte vivo d’acque limpide».

«Oh! Io amo il mio Amato.
Lo mo tanto, languo d’amore.
Dilata il mio cuore,
oh amato dell’anima mia,
rendilo un po’ più capace,
perché non posso più
sostenere il tuo amore.
Oh, oceano di infinito amore.
Ti amo, e vorrei amarti,
ma quanto più ti amo, meno ti amo
perché vorrei amarti di più.
Non resisto più,
dilata … dilata il mio cuore … »
.

Emilio Bellantoni

Ringraziamo Suor Giuditta Pala, Segretaria Generale delle Missionarie del Sacro Cuore, e l'intera Congregazione, che gentilmente ci ha fornito il materiale bibliografico per la realizzazione di questo articolo.

Guardate il Cuor di Gesù

«Guardate il Cuor di Gesù: è aperto in alto, per dinotare che era sempre rivolto verso il suo Eterno Padre, sempre conforma­to a’ suoi Voleri e pronto a com­pierli anche col sacrificio della sua stessa vita. Anche il vostro cuore dev’essere aperto in alto e chiuso in basso; chiuso cioè a tutte le cose della terra, e aperto solo a quelle del cielo […].

Il Cuor di Gesù è cinto di spine, e di spine dev’essere cir­condato anche il vostro. […] Chi ama di fare la propria volontà, chi batte la strada larga, chi in questa vita vuol coronarsi di rose, in paradiso non ci va. Se volete andarvi e godere un giorno con Cristo, dovete, seguendo il suo invito, prendere la vostra croce rinnegare voi stesse e tenergli dietro.

Il Cuore di Gesù è sormontato da una croce, quella stessa croce da Lui amata tanto, che per ben trent’anni la volle portare nascosta in cuore, prima ancora di esser­vi confitto. La vera sposa di Gesù porta anch’essa la sua croce, ma in cuore, non in mano, non sulla testa; vale a dire non l’ostenta, non fa vedere a tutti quello che ha da soffrire; la nasconde in cuore perché l’ama, perché la tien cara, e teme che qualcuno gliela rapisca. Ora domanderò a voi: Amate voi la croce? Vi piace la croce? Se è così, sarete ilari anche quando siete trattate male, umiliate, accusate a torto, quando, stanche dal lavoro, non ne potrete più, quando senza vostra colpa le cose vi riusci­ranno male, quando tutto andrà al contrario dei vostri desideri. Se in queste occasioni non vi rallegrate, è segno che non amate la croce, che non l’avete piantata in cuore, che non volete essere crocifisse con Gesù».

Madre Francesca Saverio Cabrini

Ultimo aggiornamento ( Martedì 25 Agosto 2009 06:47 )