“Riciclaggi” artistici
Del presente articolo è autore o curatore il dott. Rocco Panuccio, cultore di storia locale ed esperto in beni storico-artistici e culturali. Ogni riproduzione, anche parziale (citazione diretta), è vietata senza espressa autorizzazione ed ogni utilizzo di notizie (citazione indiretta) senza citarne la fonte costituisce condotta sleale e grave disonestà intellettuale.
Caratteristica di tutte le chiese colpite da eventi sismici è il “riciclaggio” di opere d’arte, soprattutto marmoree, che, realizzate originariamente con uno scopo, vengono poi riutilizzate per un altro. Questa caratteristica si accentua molto quando le stesse chiese, magari risistemate alla meno peggio dopo l’evento sismico, vennero ricostruite ex novo in epoca successiva al Concilio Ecumenico Vaticano II. Quando, cioè, non rientravano più nella sistemazione liturgica della chiesa l’altare maggiore, la balaustra o anche il pulpito. La chiesa Matrice è l’emblema di questi cambiamenti e quindi del riciclaggio artistico. Basti pensare alla sede del celebrante, il cui schienale fu il paliotto di un piccolo altare; la Mensa Eucaristica, realizzata con pannelli marmorei appartenuti al convento dei Padri Osservanti; la base sulla quale è posto l’angelo marmoreo in atto di venerazione a Maria che fu l’ex altare della Cappella del Santissimo Sacramento o ancora la colonna sulla quale poggia la cinquecentesca statua della Vergine Immacolata che fu la base di sostegno del Pulpito. Sono opere che, anche se modificate, possono essere ammirate in tutto il loro splendore.
Ultimo aggiornamento ( Sabato 18 Novembre 2017 21:14 )