Del presente articolo è autore o curatore il dott. Rocco Panuccio, cultore di storia locale ed esperto in beni storico-artistici e culturali. Ogni riproduzione, anche parziale (citazione diretta), è vietata senza espressa autorizzazione ed ogni utilizzo di notizie (citazione indiretta) senza citarne la fonte costituisce condotta sleale e grave disonestà intellettuale.Â
Alla Santa Croce è dedicata la chiesa di Favazzina. Anche se i motivi di questa dedicazione sono ignoti, da sempre il popolo favazzinese ha associato a tale devozione la propria storia. Tante sono state le vicende, gioiose e nefaste, che hanno visto come protagonista principale la Sacra Reliquia. Durante la seconda guerra mondiale i tedeschi in ritirata stavano per trafugare la Croce quando la signora Antonia Polifrone, abitante del luogo, mise in fuga i tedeschi spaventati dalle sue urla e trasportò la Croce all’interno della dismessa galleria ferroviaria dove era rifugiata la popolazione per proteggersi dai bombardamenti. Il 4 luglio 1916, durante l’incendio che ridusse in cenere la chiesa e quello che al suo interno era custodito, la Croce si salvo grazie al gesto eroico di un giovane che, sfidando il fuoco, si introdusse nell’edificio rovente portandola in salvo. Ma se per ben due volte, non contando i vari terremoti dai quali uscì indenne, la Croce fu salvata, nulla si poté fare l’11 gennaio del 1979, la data del suo furto. L’attuale Croce venne realizzata a Milano presso l’argenteria L.A.M.P. sul bozzetto realizzato da Samuele Basile, pittore del luogo, sulla base di una vecchia foto. La Croce raggiata è in argento cesellato e sbalzato e presenta in altorilievo decorazioni baroccheggianti. Al suo centro, all’interno di una piccola teca in vetro, è custodita una reliquia del legno della Croce sulla quale venne Crocifisso Cristo. La Croce durante l’anno è custodita all’interno di una teca posta su un altare realizzato recuperando marmi antichi restaurati mentre durante il periodo della sua memoria liturgica viene collocata su di una piccola vara che termina con il globo coronato da cinque teste di cherubini alati.