Del presente articolo è autore o curatore il dott. Rocco Panuccio, cultore di storia locale ed esperto in beni storico-artistici e culturali. Ogni riproduzione, anche parziale (citazione diretta), è vietata senza espressa autorizzazione ed ogni utilizzo di notizie (citazione indiretta) senza citarne la fonte costituisce condotta sleale e grave disonestà intellettuale.
La chiesa parrocchiale esistette molto probabilmente fin dai primi secoli del Cristianesimo, come “cattolica” del convento Basiliano di S. Pancrazio, situato sulla rocca del Castello. Occupò sempre, più o meno, lo stesso luogo, nei vari rifacimenti che si succedettero nel tempo. Antiche pergamene, stese in lingua greca, parlano dell’esistenza di questa chiesa di rito greco. Fu anticamente aggregata a quella di Reggio durante la dominazione normanna. Essa fu dedicata alla Madonna dell'Itria o d'Odigitria, titolo largamente usato nella chiesa greca e quindi importato nell'Italia meridionale. In seguito ai terremoti del 1509 e del 1599fu molto danneggiata; però verso il principio del 1600 fu ampliata. “Questa novella chiesa dallo stile di quel secolo, che misurava 240 palmi di lunghezza per 85 di larghezza, era a croce latina, divisa in tre navate. Quella di mezzo era separata dalle laterali da sedici grosse colonne di marmo di Carrara, sormontate da capitelli di ordine corinzio. Il sovrapposto cornicione era anche di marmo e dello stesso ordine. Nel centro poi della crociera s'innalzava una bellissima cupola…” Nelle due navate laterali vi erano sei altari, mentre l'altare maggiore sorgeva in fondo alla navata di mezzo ed era dedicato alla Vergine Ss. sotto il titolo dell'Immacolata Concezione, protettrice della città. L'immagine era di marmo, come pure i due angeli ai suoi lati in atto di venerazione. Tutti gli altari erano di marmo di Carrara intarsiati di altri marmi di vario colore e sormontati da tempietti, anch’essi di marmo, con colonnette di Porto venere e di Rosso di Francia. Con il terremoto del 5 febbraio 1783 andò in rovina il tetto e la grandiosa cupola; due giorni dopo cadde l'intera volta centrale. Fu ricostruita ed ampliata tra il 1825 ed il 1875. Era una costruzione buona in mattoni e pietrame. Questo tempio era rimasto molto danneggiato nel 1894; con i restauri allora eseguiti furono pure abbassati i campanili e sostituita la volta in mattoni con un tavolato. Ai primi del 1900 fu dipinta e affrescata artisticamente ad iniziativa del Canonico Giovanni Minasi dal rinomato prof. Capri della scuola napoletana. Ma venne distrutta nuovamente dal terremoto del 1908.
(Insieme Costruiamo la Comunità - Anno XVII 6 Febbraio 2000 - Speciale Chiesa Matrice)
|