Del presente articolo è autore o curatore il dott. Rocco Panuccio, cultore di storia locale ed esperto in beni storico-artistici e culturali. Ogni riproduzione, anche parziale (citazione diretta), è vietata senza espressa autorizzazione ed ogni utilizzo di notizie (citazione indiretta) senza citarne la fonte costituisce condotta sleale e grave disonestà intellettuale. 

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Rocco, il “rosso”, come vorrebbe una diffusa etimologia del nome, poco plausibile però per i linguisti, è, o meglio fu, il pellegrino per eccellenza, ed anche il suo abbigliamento tramandato dagli artisti è rimasto tipico del pellegrino: cappello largo per riparare dalla pioggia e dal sole, mantello a mezza gamba, copri spalle detto proprio “sanrocchino” o “sarrocchino” e in mano il bordone, cioè il bastone con appesa la zucca per l’acqua.  altSotto il mantello, in cintola, un Rosario dai grossi grani e, sul petto, simile ad un ornamento araldico, una conchiglia marina che era per il pellegrino l’indispensabile strumento per attingere l’acqua dalle pozze a fior di terra come dai fiumi impetuosi. altNel nostro paese oltre la statua in marmo posta sull’altare maggiore della chiesa ove si venera il Santo, esiste una bellissima scultura in legno, (mt. 1,68) raffigurante il Santo pellegrino. Databile quasi sicuramente intorno al secolo XVIII, si ignora però dove è stata realizzata e l’artista che la scolpì. altQuesta statua, a differenza della più antica in marmo, possiede sul lato destro un cagnolino, sulle spalle il cappello, ai fianchi la borraccia, il bastone in mano e, dietro la testa, l’aureola, tutti in argento. L’opera lignea rappresenta il Santo pellegrino in atteggiamento di lento procedere per terre e paesi a portare la sua assistenza alle genti colpite in quell’epoca dal flagello terribile della peste, il conforto materiale e spirituale che riflette l’altissimo messaggio delle opere di misericordia cristiana, il lenimento o l’eventuale guarigione del male orrendo che falcidiava corpi ed anime in quel terribile tragico evento. E’ senza dubbio una delle creazioni immortali di un’artista che doveva accoppiare alle doti del “mestiere” di scultore del legno, quelle più alte di una intensissima ispirazione poetica, sino al punto da coinvolgere l’immagine in una atmosfera trasognata e trasfigurata di altissima spiritualità mistico – contemplativa e religiosa. altIl Santo mostra con l’indice della mano destra, sopra il ginocchio, il bubbone della peste, mentre il braccio sinistro alzato finisce con l’altra mano che impugna, nella parte alta, un bastone d’argento che sovrasta sensibilmente il capo ed il cerchio, anch’esso in argento, che lo aureola. La tunica di colore verde – cupo – scuro è contornata agli orli delle maniche e a quelli finali inferiori, di bordi dorati. Dalle maniche di detta tunica si intravedono però chiaramente quelle di una camicia di colore bianco giallino. Alla vita si vede una cintola con fibbia mettallica (argento). Una mantellina che arriva fino alla cintola, anch’essa agli orli contornata di bordi dorati, sullo spaccato del petto, lascia intravedere il retro della suddetta mantella di un verde più acceso. Sulla spalla, il braccio e l’avambraccio sinistri, c’è, cascante, un bellissimo mantello di colore rossastro anch’esso contornato dai bordi dorati che scivolando per il lato sinistro del dorso, rispuntando sul lato destro della statua, è agitato e gonfio evidentemente per lo spirar del vento. Sulla concezione artistica di detta opera poggia un intuito genialissimo che riesce a fondere mirabilmente il senso del peso corporeo, e quindi dei valori plastici di massa e volume, con il senso mistico contemplativo e religioso realizzato nella testa e nel volto, che peraltro a loro volta mantengono dei rapporti di volume proporzionati e fusi con quelli del resto del corpo. La testa eretta verso l’alto, con la bocca semi aperta e gli occhi fissi al Cielo, dà l’impressione di un’anima che s’innalza al di sopra delle cose terrene verso i cieli lontani ove rifulge la gloria di Dio Eterno ed Onnipotente. altL’opera, quindi, per le proporzioni di tutte le parti che la compongono, per la fusione perfetta dei valori plastici, espressivi e spirituali, per l’intensità altissima dell’ispirazione che ha guidato la mano dell’artista, a nostro avviso, rappresenta pienamente un’armonica, originale ed organica realizzazione d’arte.

 

Francesco Burzomato(articolo tratto da “Insieme costruiamo la comunità”, mensile della comunità cristiana di Scilla dal 1983 al 2003, anno I – n°6-7 luglio-agosto 1984)                                 

Ultimo aggiornamento ( Sabato 18 Novembre 2017 21:16 )