La cinquecentesca tavola di San Francesco
Del presente articolo è autore o curatore il dott. Rocco Panuccio, cultore di storia locale ed esperto in beni storico-artistici e culturali. Ogni riproduzione, anche parziale (citazione diretta), è vietata senza espressa autorizzazione ed ogni utilizzo di notizie (citazione indiretta) senza citarne la fonte costituisce condotta sleale e grave disonestà intellettuale.
Il dipinto su tavola raffigurante san Francesco da Paola che noi possediamo è molto simile ad un altro dipinto su tavola venerato a Montalto Uffugo ed entrambe le figure sono, per lineamenti e caratteristiche, simili ad un ritratto di san Francesco custodito in Vaticano. Questo significa che, a grandi linee, i tratti somatici del nostro dipinto dovrebbero essere quelli che il Santo paolano possedeva. Inoltre, le didascalie dei medaglioni che incorniciano il dipinto e che raffigurano i miracoli più celebri del Santo sono scritte in vernacolo paolano antico. Secondo una personalissima ipotesi, il Santo paolano ha compiuto il prodigioso attraversamento dello stretto di Messina sul mantello, da Scilla, perché, dovendosi recare a Milazzo e provenendo da nord, sarebbe stato inutile proseguire sulla costa calabra per attraversare lo stretto più a sud, aumentando di molto i chilometri da percorrere e quindi i tempi. In base a questa ipotesi, gli scillesi, rimasti impressionati da questo prodigio, volendo introdurre il culto al Santo anche nella loro città, avrebbero commissionato questa meravigliosa opera cinquecentesca. A suffragare questa tesi vi è la parte soprastante del dipinto che ritrae proprio l’attraversamento dello Stretto che, rispetto agli altri miracoli raffigurati, si trova in posizione centrale ed è di dimensioni nettamente superiori quasi a voler sottolineare il legame tra Scilla e il miracolo ritratto.
Ultimo aggiornamento ( Sabato 18 Novembre 2017 21:23 )